La sequenza negativa del mattone, che
ha attirato su di sé i riflettori negli ultimi mesi, non si interrompe
comunque neanche adesso. Se la fine del 2012 ha segnato il
ridimensionamento del mercato fino ai livelli del 1985, adesso potremmo
scendere sotto quella linea, che nella mente di molti avrebbe dovuto
significare un minimo oltre al quale non sconfinare.
Chi è portato ad essere positivo, e a vedere
il famoso bicchiere mezzo pieno, intravede nei numeri una frenata alla
sostenuta discesa di cui siamo stati spettatori fin qui. Il rogito tra
l'altro è l'ultimo atto di un processo di acquisto iniziato mesi prima.
Sono almeno due o tre i mesi che intercorrono tra il compromesso e il
rogito, e prima ancora del compromesso la ricerca della casa richiede
tempo. Questo significa che le trattative concluse nel primo trimestre
2013 affondano le proprie radici nei mesi precedenti, periodo in cui la
battaglia per abbassare lo spread aveva migliorato la fiducia di chi si
apprestava a decidere di acquistare o di cambiare casa, o ancora di
investire nel mattone e le prospettive, poi negate, di un Governo
stabile facevano ben sperare.
"C'è uno stretto legame tra mattone e
situazione economica generale - dice Gianni Guerrieri, responsabile
dell'Omi, Osservatorio immobiliare oggi dell'agenzia delle Territorio,
oggi incorporata nell'agenzia delle Entrate -. Il dato rilevante è
quello relativo ai capoluoghi, che in genere anticipano le tendenze del
settore. Nel quarto trimestre 2012 erano solo due i capoluoghi con segno
positivo nel trend delle compravendite, nel primo trimestre 2013 sono
38 i capoluoghi che hanno registrato una crescita degli scambi, anche se
di poco". La variazione tendenziale è quindi migliore del resto della
provincia. "I centri urbani si muovono sempre d'anticipo – continua
Guerrieri – e il trend potrebbe essere il sintomo di una possibile
inversione di tendenza. Bisognerà aspettare i prossimi trimestri (in
particolare il periodo aprile-giugno di solito registra un maggior
numero di scambi) per vederne l'evoluzione. Anche i diversi
provvedimenti decisi dal Governo per favorire le ristrutturazioni sono
di sostegno al settore".
Le differenze tra grandi centri e resto del Paese
Il dato relativo al calo del mercato residenziale del 14,2% tra gennaio e marzo 2013 porta con sè notevoli differenziazioni territoriali. Se si limita l'analisi alle otto maggiori città italiane per popolazione si nota che qui le 16.408 transazioni realizzate nel segmento abitativo segnano un calo del 7,2% rispetto a 12 mesi prima (17.663), un valore decisamente meno negativo del dato complessivo nazionale. Un anno fa, tra gennaio e marzo, le otto metropoli avevano lasciato sul terreno il 17,9% degli scambi rispetto allo stesso periodo 2011.
Il dato relativo al calo del mercato residenziale del 14,2% tra gennaio e marzo 2013 porta con sè notevoli differenziazioni territoriali. Se si limita l'analisi alle otto maggiori città italiane per popolazione si nota che qui le 16.408 transazioni realizzate nel segmento abitativo segnano un calo del 7,2% rispetto a 12 mesi prima (17.663), un valore decisamente meno negativo del dato complessivo nazionale. Un anno fa, tra gennaio e marzo, le otto metropoli avevano lasciato sul terreno il 17,9% degli scambi rispetto allo stesso periodo 2011.
Delle otto metropoli si distinguono in
particolare Milano e Firenze, dove la discesa si è fermata
rispettivamente al -4,8% (3.616 i contratti firmati) e -4% (con 804
trattative arrivate dal notaio). Val la pena di ricordare pero' che solo
tre mesi prima Milano aveva perso quasi il 29% degli scambi e Firenze
il 33%.
Nel trimestre la città più penalizzata da un
mercato immobiliare ingessato è Bologna (-12,4%), seguita da Roma e
Genova, dove le compravendite sono arretrate dell'11,1%.
Sorprende ancora il dato positivo di Napoli, l'unico, con un aumento del 14,3% degli scambi, che segue il rialzo del 19,1% delle compravendite dell'ultimo trimestre 2012 sull'analogo periodo di un anno prima. Secondo l'Osservatorio immobiliare dell'agenzia il trend della città partenopea va ricondotto alle dismissioni del patrimonio pubblico del Comune di Napoli, che sta mettendo sul mercato 10mila immobili residenziali.
Sorprende ancora il dato positivo di Napoli, l'unico, con un aumento del 14,3% degli scambi, che segue il rialzo del 19,1% delle compravendite dell'ultimo trimestre 2012 sull'analogo periodo di un anno prima. Secondo l'Osservatorio immobiliare dell'agenzia il trend della città partenopea va ricondotto alle dismissioni del patrimonio pubblico del Comune di Napoli, che sta mettendo sul mercato 10mila immobili residenziali.
Molto più marcata è la discesa nei Comuni
che fanno parte della provincia delle principali città, dove la
contrazione è stata pari al 18,2%. Della media fa parte il -22,2% della
provincia di Roma e il -21,5% della provincia di Milano.
Il trend delle macroaree
Al Sud si comprano meno case di un anno fa, nell'ordine dell'11,4%, ma è al centro che il mercato residenziale subisce la contrazione maggiore degli scambi (-16,7%). Il nord sta a metà strada (-14,7%). Se il numero attuale di transazioni viene messo in relazione a quello dell'omologo trimestre del 2004 si evince che il nord ha perso il 50,3% del volume degli scambi residenziali, il centro il 48,6% e il sud il 44,3%.
Al Sud si comprano meno case di un anno fa, nell'ordine dell'11,4%, ma è al centro che il mercato residenziale subisce la contrazione maggiore degli scambi (-16,7%). Il nord sta a metà strada (-14,7%). Se il numero attuale di transazioni viene messo in relazione a quello dell'omologo trimestre del 2004 si evince che il nord ha perso il 50,3% del volume degli scambi residenziali, il centro il 48,6% e il sud il 44,3%.
Forte è stata però la volatilità tra il 2009
e il secondo trimestre del 2010: il calo degli scambi ha subìto una
decelerazione che si è poi trasformata in una ripresa dei volumi proprio
nei primi sei mesi del 2010.
Oggi il calo dei contratti di vendita è in
linea nei capoluoghi delle tre macroaree: -10% al nord, -12,4% al
centro, -10,3% al sud. I comuni non capoluogo nel complesso hanno perso
il 15,8% degli scambi, i capoluoghi il 10,8% in media.
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